Thursday, July 10, 2008

Bali: il Paradiso può attendere!

Bali, 30 giugno - 9 luglio

Questo viaggio nasce per caso, dopo aver ceduto alle tentazioni di un pacchetto super conveniente pescato per caso in un'agenzia viaggi sotto l'ufficio qualche settimana fa....
I piani originari prevedevano che un posto come Bali, per la distanza ragguardevole e la difficoltà delle onde, magari lo avrei progettato con più calma, ma di fronte ad una buona occasione ci siamo buttati e siamo partiti, giusto il tempo di impacchettare la 6.4 verde, verde come la speranza che potesse cavarsela al meglio in quel posto dove le onde arrivano con tutta la potenza accumulata dopo varie migliaia di km percorsi partendo dai "40 ruggenti" e senza incontrare alcun ostacolo.

domenica, 29 giugno
dopo i due giorni trascorsi a Singapore, un melting pot incredibile di tradizioni, culture, religioni e cucine che lascia stupiti soprattutto per l'efficienza, la pulizia e la gentilezza delle persone nonché il senso di sicurezza che vi si avverte in ogni angolo, e dopo un'abbuffata di specialità cinesi come il granchio al chili di Yun Cha a Chinatown
e una selezione di piatti indiani in Little India, arriviamo a notte inoltrata nel nostro incredibile hotel a Legian Beach. Da lontano si sente ruggire il mare, che sembra dare voce ai mostri in pietra lavica messi a guardia delle ville Javanesi che attraversiamo per raggiungere la nostra più umile stanza.

lunedi, 30 giugno
al mattino del lunedì, Legian Beach si presenta con tutta la sua forte personalità: 2 metri e mezzo di furioso closeout che si estende da Kuta a sud fino al nord della spiaggia.... una vera ghigliottina che affronto incurante (ed anche un po' ignorante) con tutta la voglia che ho di riassaggiare l'oceano indiano....
il risultato è ovviamente disastroso: vengo catturato ogni tanto da qualche set gigantesco che mi si chiude ad un metro davanti e mi tiene giù un tempo pari al volo Malpensa-Singapore, ma senza il servizio ristorazione offerto dal personale di bordo (peraltro decisamente affascinante con gli abiti tipici).
Esco con le orecchie piegate, pronto ad un piano alternativo per i giorni successivi, visto che la mareggiata in corso è effettivamente grossa (9-10 ft, dicono). Fuori per strada, vengo subito "assalito" da tassisti alternativi, ovvero non ufficiali, con i quali puoi negoziare un "daytrip" o un "transport" verso la meta che vuoi, con lui che ti aspetta in macchina. Scopriamo che questo è decisamente il modo migliore per muoversi evitando rischi colossali di incidenti visto il modo in cui i Balinesi si spostano per strada, in auto e soprattutto in moto. Il primo giro lo facciamo verso la penisola di Bukit, terra dei migliori e piu famosi (e off-limits per me) spot Balinesi. Il nostro autista (e lo sarà anche nei due giorni successivi) Made, ci porta prima a vedere il tempio di Uluwatu, infestato di scimmiette che sono pronte a portarti via qualunque cosa attragga la loro attenzione e poi la famosa "The Cave".
Qui lo spettacolo è impressionante: un'onda sinistra ampiamente overhead che rompe (siamo in dead low tide) in prossimità del reef e prosegue lentamente nelle sue varie sezioni, soprattutto "racetrack", che sembra talmente lenta che diventa quasi fattibile per un comune mortale come me.... beh questa era almeno la prima impressione, ma tremo ancora al ricordo del boato che faceva l'onda quando schiaffeggiava il reef.... prima di andare via aiuto uno strano orco hawaiiano a risalire il suo paddleboard di 11ft su per i ripidi gradini della grotta, e chiedo a Made di mostrarci Padang Padang. Lo spettacolo è, se possibile, ancor piu impressionante del precedente.... Sembra di sfogliare la copertina di una rivista di surf, è invece l'onda a muoversi davanti ai miei occhi.... resto senza parole al pensiero di come quella sinistra rompa su poche decine di cm di acqua prima di un reef tagliente come un rasoio!
Ultima tappa è la zona di Dreamland, dove mi trovo davanti una destra ripidissima e decisamente grossa (i set erano molto piu grandi di quello fotografato) che finisce in pochi metri ed una sinistra piu lunga. A sinistra una gran folla popola il vicino reef di Bingin, e piu lontano si possono vedere le sinistre lunghissime di Impossibles.

martedi, 1 luglio
Dopo aver constatato che la swell era decisamente sopra i miei limiti, decido stoicamente di provare altri posti, se non altro con la speranza che siano almeno meno affollati. Con il fido Made contratto un daytrip a Canggu (si legge Chan-gu) che è a un'oretta circa da Legian (una trentina di km, ma il traffico è spettacolare....). Canggu è una spiaggia scura, vulcanica ovviamente, su cui rompe tendenzialmente una destra da un lato e una sinistra li vicino.
Ci arriviamo: il posto fa decisamente schifo, le onde sono incrociate, il mare attivo e grosso tanto per cambiare.... mi sembra la classica Versilia con mare mosso e bomboloni all'orizzonte; dopo vari minuti di riflessione decido di entrare. Faccio fatica ad uscire ma alla fine raggiungo il picco dove fa la destra, andando a fare compagnia ad un tizio che fino ad allora se la surfava da solo. Ci salutiamo ed aspettiamo.... Finalmente arriva la mia occasione per sbarrellarmi, remo, comincio a partire, mi giro alla mia sinistra e.... ecco che il mio vicino è in piena discesa libera, un paio di metri sotto di me, con la merda agli occhi (spaventato piu dall'ipotesi che i miei 80kg potessero cadergli addosso con tanto di 6.4 retro che dall'onda di per se). Mi faccio tranquillamente indietro, conto fino a 10 per non incazzarmi (ma non con lui che poaretto era in precedenza.... col mondo...): 1....2....3.....4......5............... SBATABAAAAAMMMMMM mi becco il mostro che arriva dietro, vado giù per diverso tempo, mi "godo" la discesa in apnea in pieno stile "Le Grand Bleu" di Luc Besson, comincio a pensare "ma quando cazzo finisce 'sto film?" e finalmente risalgo su..... SBATABAAAMMMMM ancora.... questa volta però sono finito nell'UNICO punto in cui a Canggu ci stanno le rocce..... mi grattugio la caviglia destra che porta ancora i segni, la tavola sul tail e decido, sputando acqua, sabbia e batik indonesiani, di rientrare.

mercoledi, 2 luglio
ci riprovo il giorno dopo, destinazione Medewi, il posto più mellow di Bali, con il suo point sinistro e l'onda piu lunga dell'isola, una specie di Malibu allo specchio. Per arrivarci bisogna farsi tutta la strada che costeggia la zona occidentale di Bali; questo significa che ci si può avventurare in una zona non troppo battuta dal turismo, godersi vari templi (soprattutto quello di Tanah Lot, che però sembra come frequentazione il Fiordaliso al sabato pomeriggio) e le risaie che caratterizzano l'isola. Arriviamo a Medewi a ci troviamo di fronte questo spettacolo....
il tempo di dire a Paola "vado, li spacco e torno" che, munito di calzari (il fondale è fastidiosamente popolato di ricci di mare e rocce che, se pur non reef vero e proprio, rendono infernale, come mi accorgerò alla fine, la rientrata), mi metto subito sulla seconda sezione dell'onda a metà baia per vedere come stanno le cose. Il posto pullula di locals, di australiani in pensione e australiani in vacanza da scuola..... i locals pesano di norma la metà degli occidentali, il che in questo caso si rivela un vantaggio, visto che riescono a partire su tutto, e letteralmente li vedi fare numeri tipo aerial 360 che non avevo visto dal vivo prima.... è un attimo: la folla, particolarmente di alto livello, i wipeout dei giorni precedenti, il buco dell'ozono.... insomma mi blocco! Non riesco a partire su niente, sono in uno stato confusionale e di evidente difficoltà in quello che è sempre stato il tipico posto dei miei sogni: un point dalle onde lunghe, lente e piatte! E' come in quei sogni in cui cerchi di comporre un numero telefonico e non ci riesci mai, e ti svegli incazzato come Paperino.... Provo di tutto, alla fine resto intrappolato nell'inside proprio sulla punta, dove butto altra saponata sulle ferite del giorno prima, ma tanto ormai non sento più niente dall'incazzatura!!! Un Oz viene dalle mie parti e mi fa notare che se voglio rientrare non è quella la direzione giusta ed io, con sforzo sovrumano, evito di bestemmiargli in faccia e ribardirgli "che lo sanno pure i raccoglitori di riso da dove si rientra...". Anzi, con pazienza Zen lo ringrazio e mi rimetto a remare. E' una delle giornate piu umilianti, forse coronata da due chiacchiere scambiate con un tedesco (si, non state leggendo male) che se la surfa allegramente e mi dice che si sente un po' ancora legato visto che è la terza uscita dopo 4 mesi di inattività.... La mia autostima raggiunge la non lontanissima Fossa delle Marianne, ci mancano solo le gioppe di Kuta Beach che si fanno fa' le foto con il segno Victory con le dita in piedi sugli schiumoni... madonna quanto li odio...! Solo quando ormai decido di uscire prendo una sinistrina talmente corta che non riesco a lavarmi quel sapore amaro dalla bocca....

giovedi, 3 luglio
decido, alla luce delle debacle precedenti, di "riflettere" un po' e di passare del tempo a Kuta in alta marea. Finalmente la swell sembra essersi calmata, c'è un metrino lisciato dal costante vento offshore e, soprattutto, ci sono 13'421 persone in acqua, comprese le giapponesi di cui sopra. Poiché siamo a pochi passi dall'Hard Rock Café, mi viene da pensare seriamente che da qualche parte ci sia anche un tabellone che, come a L.A., aggiorna in tempo reale il numero di bagnanti che decidono di affrontare i frangenti insieme a me.
La giornata è decisamente piu tranquilla, anche se l'incubo delle serrande sopra la testa ricorre continuamente; in acqua c'è persino una ragazza romana che, beata lei, gira da un po' di tempo (da Byron Bay fino a non so dove....) con un MacTavish long con cui surfa decisamente con grazia e stile. Scambiamo due chiacchiere e si unisce anche un francese, Gilles, con cui faccio amicizia. Gilles vive tra Parigi e Bali, si occupa di acquistare merce da quelle parti e rivenderla, con un discreto margine, in Europa. Il mio accento stile Cluseau mi fa guadagnare un po' di compagnia per le surfate dei giorni successivi. Tra un'ondarella tranquilla e un'altra ci mettiamo d'accordo per surfare insieme i reef dell'aereoporto il giorno successivo: rendez-vous alla fine di Kuta, presso i barchini dei pescatori che per qualche Rupiah ti portano ai reef e ti vengono a riprendere ad un'ora prestabilita.


venerdi, 4 luglio
l'appuntamento con Gilles è alle 8 e mezza, il tempo di cerare le tavole e remiamo verso la barca che ci aspetta al largo. I barchini sono piccoli, più stretti dei Dhoni maldiviani, mentre ci dirigiamo verso i break ho la merda agli occhi, per dirla con un francesismo... Attraversiamo Kuta Reef che lavora un po' disturbata dal vento, Middles che invece non è male, e dopo un po' arriviamo a Airport Left, che avevo già notato al momento del touchdown dal finestrino dell'aereo al nostro arrivo. L'onda è decisamente maldiviana, una Lohi's più veloce e che spesso si riforma in una seconda sezione. Il bello è che il reef non lo tocchi mai (a meno di clamorosi wipeout o di stare nel vero inside) anche con la bassa marea. Appena sul lineup mi parte avanti una specie di Shrieck dotato di longboard, che ovviamente si frantuma subito dopo l'onda e mi liscia per benino.... questo mi blocca un po', come se non bastasse.... il mio amico francese però mi dà la carica e finalmente surfo un'onda decente, per quanto rovinata da, indovinate un po'?, un giapponese maledetto che mi parte qualche metro avanti e mi chiede scusa ignorando i miei richiami a Hiroshima molto poco politically correct.
Comunque la giornata è positiva, mi tornano in mente i giorni di Lohifushi con il rientro in Dhoni dopo le mitiche surfate a Jail's o Sultan's con il resto degli amici, che qui mi sono mancati non poco...

sabato, 5 luglio
si bissa, stessa spiaggia stesso mare, anzi quello no, visto che nel frattempo la swell ha ripreso a pompare. dai 5 piedi del giorno precedente si passa ai 6 della mattina. Le onde sono un po' piu veloci, faccio più fatica ma alla fine vengo incoronato King of Wipeouts grazie ad un poderoso tentativo di remata sul ricciolo di quella che verrà definita dagli australiani che erano li l'onda piu bella della session.... Al ritorno, sul barchino, uno di questi, Mik, guarda la mia pinna centrale da 7.5 un po' esterefatto e mi chiede "did you surf with THAT?". Rientrando a riva, mi propone uno scambio con la sua thruster 6.4 x 19 x 2,5 e li mi accorgo di quanto abbia sbagliato decisamente tavola per quelle onde: Mik ha il mio fisico, 80 kg per 178 cm, e in effetti non è poi così malaccio remare sulla sua short. Lui, al contrario, prova la mia poveretta su quello che definisce "board cracking material" e me la restituisce senza successo, dicendomi, con forte accento di Sydney bassa: "mate, yar board looks lika boaeat" ("me pare na barca", ndt)


domenica, 6 luglio
Anche a Legian beach si comincia a sentire l'arrivo della swell che, a detta delle carte su internet e dei commenti sul barchino del giorno prima, sarà ancora più grossa (qualcuno parla di 12 piedi, corre voce che abbia segnato anche Zoff su calcio d'angolo). Me la surfo comunque allegramente...


lunedì, 7 luglio
I miei programmi a questo punto sono chiari, lascio i 4 metri ai professionisti e, da "turista del surf" quale sono, mi dedico alla visita del resto di questa stupenda isola. Tappa ad Ubud, un'area non meglio definita al centro dell'isola che pullula di artisti (anche occidentali trasferitisi qui sull'eco dell'onda residuale degli hippy che popolavano Bali nei suoi anni più affascinanti, gli anni '70 per intenderci, prima che il posto cominciasse ad autodistruggersi cedendo alle tentazioni del turismo di massa, soprattutto quello australiano di "atleti" del surf e bevitori di birra ghiacciata) e visita al vulcano.

martedi
, 8 luglio
di nuovo a Kuta, visto che sia io che la dolce metà eravamo abbastanza stanchi di contrattare un "transport" verso Dreamland.... giornata ordinaria a surfare i beach break davanti all'hotel, qualche onda discreta surfata soprattutto verso la fine, e resto della giornata trascorsa tra letture in piscina e giri vari per mercatini.....



mercoledi
, 9 luglio
è il giorno della partenza, ma prima di lasciare l'hotel riesco a fare l'ultima pucciata all'alba; dall'hotel verso halfways è una passeggiata di dieci minuti.... sulla spiaggia incrocio joggers e surfisti, halways è un picco che produce sinistre e destre che non terminano in close out come gli altri posti; un'ultima ora di surf prima di congedarmi con il posto, poca gente in acqua e il magone che comincia a salire...

Conclusioni
Bali è un posto incredibile, te ne accorgi già all'arrivo in aereoporto quando, in fila per pagare la tassa di soggiorno, ti travolge la musica tipica che ti sembra proiettare direttamente in un sogno esotico, seguendoti fino all'arrivo all'hotel, quando dei ragazzi sempre sorridenti e vestiti con i sarong (pareo tipici del luogo) ti accompagnano alla tua stanza. L'architettura è indescrivibile, anche le case più umili, ma sempre rispettose della tradizione balinese, ti affascinano con i loro muri bassi, le varie abitazioni interne disposte seguendo la forma del corpo umano, il tempietto di famiglia, le statue dei mostri disposte all'ingresso a scacciare via i demoni. La gente lo è altrettanto, sempre sorridente, soprattutto davanti ad una macchina fotografica (succederebbe qui? meditate gente), sempre disponibile. Anche troppo, magari.... Le risaie del centro dell'isola ti lasciano senza fiato. Ma questo Paese, non dimentichiamolo, è comunque povero, l'isola è l'unica a religione prevalentemente induista in quello che è il paese musulmano più densamente popolato del pianeta, i rapporti (soprattutto dopo gli attentati terroristici) tra le due religioni, guarda caso, non sono idilliaci, e non per colpa dei balinesi, sembra... Quindi il consiglio più importante prima di partire, oltre a quello di preparare un thruster 6.6 stretto e veloce (e NON una single fin larga e pesante, e soprattutto NON verde...*) ed un analogo 6.4 per i giorni piu tranquilli, è quello di lasciarsi a casa lo stress, la fretta, l'ansia, la voglia di silenzio.... si, perchè a Bali non troverete il silenzio, vuoi per il ruggire delle onde che si infrangono sul reef a Ulu piuttosto che sulla secca di Kuta, vuoi per il traffico incredibile, vuoi perchè non appena atterrati sarete circondati da decine di persone che cercheranno di vendervi qualunque cosa, da un passaggio ad un day trip, da una t-shirt ad un massaggio ai piedi, dalla mariuana alle pasticche (quelli sono i più matti di tutti, visto che da quelle parti per spaccio rischiano la pena capitale....). E' vero, a volte li vorrete mandare a quel paese (Sulawesi?), ma fermatevi un attimo e riflettete meglio sui motivi della loro insistenza, e se questo non basta pensate a quanto vi costerebbe un trasporto in Taxi qui a Milano, e se neanche questo basta, fermatevi a godere del sorriso dei bambini che vi regaleranno per strada....

Al surfista che decide di fare un trip a Bali, oltre ai consigli di sopra sul quiver e sui colori degli shorts da portarsi dietro, suggerisco anche un bel bagno di umiltà prima di salire sull'aereo. L'Indonesia è terra delle onde più belle ma anche difficili al mondo, questo lo sanno tutti e in acqua il livello è impressionante; preparatevi alla folla, una folla non di boe galleggianti brave solo a raccontare quello che (non) hanno combinato in acqua, a cui siamo
spesso abituati negli spot italiani. Gli aussies sono ad un livello stellare (persino troppo, avendo trasformato il surf in uno "sport" a cui si conformano usando le stesse tavole, vestendo alla stessa maniera, facendo le stesse - incredibili - manovre, ruttando alla stessa tonalità quando bevono la loro Bintang) e sono altamente competitivi, oltre ad essere a sole 6 ore di volo da Bali. Preparatevi ad onde veloci e potenti. Qui non c'è tempo per le chiacchiere, se surfi bene rischi di prendere le onde della vita, altrimenti impari a rispettare il mare e soprattutto torni a casa con un pizzico di esperienza in più, che ti fa guardare all'orizzonte con un po' più di attenzione di prima.

Ci tornerò, magari con una casa da arredare prima o poi (i mobili indonesiani sono superbi).

PS per altre (tante, troppe) foto di Bali e Singapore, fatevi un giro tra qualche giorno sul mio fotoblog, www.blacktaped.blogspot.com



* una leggenda locale racconta che la Regina Dei Mari del Sud, come ho scoperto prima di partire ma a tavola ormai impacchettata, sia innamorata dei surfisti che portino dietro qualcosa di verde (i.e. boardshorts, lycra, o tavole....) e che li catturi negli abissi non restituendoli più alla terra.... questo spiega probabilmente l'incredibile durata di certi holdowns, dicasi SCIACQUONI, che ho raccontato sopra!

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