Monday, November 17, 2008

Tre uomini in furgone

Alassio+Andora, domenica 2 novembre

In buona sostanza, i protagonisti della vicenda sono tre uomini (uno svizzero, un abruzzese e un pugliese-piemontese-milanese) e un furgone bianco. I tre uomini viaggiano sul furgone fino alla costa ligure. Sulla strada chiacchierano molto piacevolmente. Al pugliese-piemontese-milanese scappa spesso la pipì. Dall'autostrada, si vede che il mare c'è, con delle righe da sud est non perfette ma promettenti.
Poi arrivano ad Alassio. Tutti e tre gli uomini vivono di un'illusione, una chimera, una promessa mai mantenuta: trovare le condizioni di Alassio "on fire". Si badi, per Alassio si intende quello spot che sappiamo, non certo il pontile, affollato e grossolano come un ipermercato di provincia.
Dopo una mezz'ora che lo si guarda, lo spot in questione sembra promettente, anzi sembra quasi paragonabile al mitico, favoleggiato, indimenticabile Alassio "on fire" di qualche anno fa. Ma l'occhio della mente tira scherzi birboni. Non c'è scirocco forte da 3 giorni, solo da poche ore. Il periodo delle onde è troppo corto, la loro estensione è disturbata dal residuo moto da ovest che incrocia sottopelle. Bad JuJu, vibrazioni negative voodoo perturbano il placido golfo di Alassio.
I tre uomini ne fanno le spese, il furgone per fortuna no. Onde doppie, onde che alzano una faccia di due metri per poi scomparirti sotto la tavola, mentre remi. O anche peggio: ho preso io stesso un'onda di almeno un metro e mezzo fatta di vinavil. Ti alzi, sotto hai una discreta pendenza, porti il peso avanti per scendere e prendere velocità, ma niente. Rimani appiccicato alla parte alta dell'onda, scivoli al rallentatore, segui l'onda ma la tavola arranca, bolsa e stolida. Poi l'onda si affloscia, e fine. In alternativa al moscione, si palesano spesso chiusoni impietosi.
Insomma, non ci siamo: il Cima è quello che si difende meglio (fieramente piazzato ai comandi del suo fish) , ma dopo qualche onda a testa tutti si rendono conto che non è cosa.
Piano B. Asciugamano sul sedile e, irritatis mutatis (ovvero con la muta addosso ad irritare l'epidermide) ci si dirige ad Andora.
Andora, diciamocelo, è come una scarpa vecchia. Brutta, consumata, la metti quando piove e non devi fare colpo su nessuno. Però è comoda.
E così, su onde comode sul metro e mezzo "e lascio", prosegue la giornata dei tre uomini e del furgone. Cimaracing sempre più competitivo sul suo fish, Dottor Bonasia si diverticchia con la single fin 7'9" super retro recuperata nel box del nonno, Spadaccino parte poco convinto ma poi arriva al finale col botto, restando in mare almeno mezz'ora più degli altri con il suo longboard Jacobs. Non voleva più venir via, giuro. Insomma una giornata non perfetta, ma simpatica.
Il recupero delle capacità operative si è svolto al "baretto surfistico che ogni volta non ci piace anche se non capiamo bene cosa ci sia di sbagliato" (a pensarci è facile: gli avventori, tutti posers senza rimedio). Ritorno a casa sotto la pioggia, ma con chiacchiera ai livelloni, e furgone che fa le fusa.
Ogni volta si impara qualcosa, forse stavolta abbiamo imparato più cose del solito.

report by db

Monday, October 20, 2008

Cantabria: Barbarie e Nobiltà

di seguito il report della settimana cantabrica di DB e Federica:

enjoy....


Dopo qualche giorno in Cantabria, la tua stessa cacca puzza in modo diverso. Barbarico. Probabilmente perché hai mangiato quantità iperboliche di bisteccone di uro di altamira e non di mucca di poliuretano padano.
Così, giri per le campagne ballonzolando su un furgone (la Hertz ci ha gentilmente fatto un upgrade allo stesso prezzo), continuando a stupirti per quanto le mucche siano muccose, i cavalli cavallosi, gli alberi alberosi eccetera eccetera.
Alla sera, l'avventura prende una piega imprevista: trovare un ristorante aperto in un martedì di ottobre è un'impresa degna di essere raffigurata su un graffito rupestre. Poi alla fine trovi una trattoriaccia urfida, dove un'orchessa rustica come la moto di Lorenzo ti porta la carnazza più buona del mondo. Se ci aggiungi un'insalata, te la caricano di cebolla, così alla fine anche la tua fiatella comincia ad essere cantabrica al punto giusto. Insomma, dire che si mangia bene è come dire che Kelly Slater è un bravo surfista: si pecca per difetto.
A digestione avvenuta, viene fuori il lato nobile di questa terra: la seconda volta che ci vai, la burbera orchessa ti farà le feste come un bobtail, sempre in modo semplice e sincero. Barbaro e nobile, ci siamo capiti.
Effettivamente in Cantabria, il raffinato cittadino di Santander convive perfettamente con il rude contadino di Ubiarco. Ubiarco è un ridente paesino dove l'attività principale consiste nel guidare potenti trattori con a rimorchio grossi serbatoi pieni di sterco liquido. Il divertimento arriva quando si apre il valvolone e lo strame esce allegramente a spruzzo o a cascata, inondando il prato e la sede stradale. In realtà di paesini come Ubiarco ce ne sono a decine, tutti con la loro brava trattoria, i loro trattori con rimorchio... E spesso con il loro spot.

Io e Federica siamo stati 9 giorni in Cantabria, dormendo in una ultra-confortevole posada a Noja, a una trentina di km da Santander. Noja, esteticamente, sembra un po' Andora: casone moderne sparse su una zona pianeggiante. Diversissimi da Andora sono i due spot locali: Playa del Ris, che è un bel beach break consigliabile con mare grosso (è molto riparato dai venti da est e da ovest), e El Brusco, che è la versione locale di La Graviere a Hossegor, senza i ciottoletti ma con tanti tubi. El Brusco funziona di rado, rompe vicino a riva e non è facile da surfare, ma è proprio caruccio.
Anche questi due spot, come quasi tutti gli altri della Cantabria, sono situati in baie o spiagge di rara bellezza, con roccioni, dune, prati verdi e sfondi mozzafiato. Volendo uno spot esteticamente brutto (si sa mai) c'è lo spiaggione di Laredo. Perfino la lurida cittadina di Santona ha una spiaggia bellissima, quella di Berria.
Ecco il mio diario:

Sabato: Playa del Ris a Noja, due metri solidi, tavola Jalaika 6'3". Tende al close out, ma se azzecchi l'onda giusta... baaaaaam, eccoti una destrona lunga e perentoria, dove sparo un manovrone frontside che mi fa sentire subito bene. Insomma, onda un po' matranga*, ma giornata decisamente boga-boga*.
Nel pomeriggio andiamo nei dintorni di Los Locos a ritirare la Jalaika 6'5" round-tail che avevo ordinato in giugno. Lo shaper è un tipo, che ve lo dico a fare, barbarico e nobile. Gentilissimo, simpatico, fiero 44enne con panza di rappresentanza, mi porge la tavola con t-shirt e sacca morbida in regalo e una mezz'ora di chiacchierata impagabile. Il mio spagnolo e smozzicato e penoso, ma con lui ci si intende. Gli chiedo se ha un bagno, come sapete sono un piscione. Lui stacca dai cardini la porta sul retro del capannone (giuro, si apre così!) e mi indica un gabinetto dicendo "Aqui esta. Però yo prefero hacerla en el campo" o qualcosa del genere. Mi adeguo e, lontano da sguardi indiscreti (tranne quello di una mucca marrone) piscio nel prato infinito guardando il tramonto.
Tra parentesi, le deiezioni all'aperto saranno una costante della vacanza barbarica-cantabrica.
Lo shaper, che si chiama Neptu (uno shaper con un soprannome vale il doppio), mi vieta di usare la tavola nuova in onde piccole o brutte e ci saluta. Bravo cristo davvero, e le sua tavola azzurra è la mia preferita. Sarà così anche per la nuova tavola gialla?

Domenica: Playa de El Brusco, un metro e mezzo abbondante e molto tubante, tavola 6'5". Visto che il mare rimane abbastanza grossino, cercherò di provare la nuova tavola. El Brusco comincia a funzionare con la marea alta (con la bassa è solo shore break), e in generale non è uno spot intuitivo. Per fortuna due tizi del posto entrano e mi dimostrano la fattibilità della cosa.
La nuova tavola è più sicura in partenza e più stabile della 6'3", e solo leggermente meno manovrabile. Per fortuna, perchè qui si tratta di fare un take off ripidissimo, posizionarsi subito e cercare di prendere molta velocità. Pericoli zero, intendiamoci, il fondo è di sabbia e la misura è gestibilissima, però se sbagli partenza l'onda è solo un close out, se l'azzecchi tutto può succedere. E infatti succede. Dopo 6 o 7 onde così così, infilo un tubazzo veramente boga-boga*, in backside. Come sapete, io di tubi "usciti in piedi" non ne ho mai fatti finora, e invece stavolta esco in piedi dopo una breve ma intensa copertura. Sono così sbalordito che mi faccio abbattere come un tordo dalla sezione seguente. E' Riccadonna: che tubo, che tavola, che onde, che giornata!
Lunedì: Playa del Ris, uscita di routine. Piccola folla di 15 ragazzini, caso più unico che raro in questa vacanza dove spesso ho surfato con intorno 4 o 5 persone al massimo. Onde mediocri. Probabilmente è colpa dell'ora e del giorno di festa (non so che festa fosse, in Spagna sono ganzi e ne hanno un sacco.)

Martedì: San Vicente de la Barquera, andando verso ovest. Play del Meron, un metro pulito ma non indimenticabile. La 6'3" se la cavicchia, ma ci vorrebbe un bel fish.

Mercoledì: Playa de Somo, un metro scarso ma iper-glassy. Belle destre alla secca creata dal relitto arrugginito, con la 6'3". Giornata piccola ma veramente a ciccio*, con un sole splendido e la sensazione di saper fare qualche manovra, finalmente. Certo, specie in condizioni facili, senza nessuno intorno eccetera eccetera. Bello, comunque.

Giovedì: riposo surfistico, visita a Bilbao e Zarautz. Paesaggi incantevoli dell'entroterra. La puntata a Zarautz aveva lo scopo di verificare la posizione di certi appartamenti per eventuali soggiorni estivi. Purtroppo la situazione logistica non è joppolo*.

Venerdì: giornatona boga-boga* a Los Locos, con due metri e vento da terra. La tavola gialla va a cannone, prendo diverse onde in modo accettabilmente joppolo*. Minchia papà, che tavola, quel Neptu lo assumo fisso.
Grande sensazione di potenza e di cazzutaggine di questo spot, che forse è quello che mi piace di più. Con venti dal quadrante E mi sembra sempre l'opzione migliore. Nel pomeriggio si affolla molto, ma potendo surfare di mattina, prima dell'uscita da scuola o dell'intervallo lavorativo...
Tento di acchiappare un tubo frontside partendo molto vicino al roccione, ma non c'è verso. Federica, sempre attentissima nel ruolo di coach, mi dirà poi che anche i due locals e il giovanotto di Civitavecchia che erano in mare con me ci hanno provato ma non riuscivano a prendere il tempo giusto. Mal comune, mezzo gaudio. Ad un certo punto, droppo un tizio. Oddio, è il gestore della pizzeria dove abbiamo mangiato sere prima! Mai droppare il pizzaiolo!!! Esco velocissimo sulla spalla e mi levo quickly dalle pelotas: la droppata più elegante della mia carriera. Che stile, il Dottor Bonasia!

Sabato: Playa de Somo, pucciata di routine.

Domenica: esploriamo la zona di Liencres. Lo spiaggione di Valdearenas è forse lo spot più bello dal lato paesaggistico, e non che gli altri siano brutti.
Però mi gioca un tiro mancino: ormai la marea è troppo bassa e il mare sta crescendo, gli altri surfisti stanno finendo la loro session... verrebbe da pensare che è meglio cambiare aria, ma io sono un boga-boga* zuccone. Come dice il poeta Francisco de Quevedo nei romanzi di Perez-Reverte "No queda sino batirnos", che vorrebbe dire "non ci resta che batterci". Così entro in una strana situazione dove non c'è una line-up definita, e dove a qualche paretina da un metrello, pulita in apparenza, si alternano dei set sempre più frequenti che accennano a fare un unico close out. In una baia di due chilometri.
Nel dubbio, prendo la 6'3", ma tanto non è questione di tavola, è questione di culo.
Alla fine, il mio culo si rivela modesto: tre ore di battaglia, tre uscite , tre onde di cui una buona sui due metri e qualcosa ma ghigliottinata dalla sezione, una brutta e una con takeoff e faccione su un onda super matranga* di quasi tre metri, piena di buchi, sezioni, boils, chop, rips e sa il cazzo cos'altro. Dopo di che, mezz'ora di sbattimento per rientrare controcorrente. Gli altri due o tre infelici miei compagni di sventura, annaspano un po' meglio di me, ma mica tanto. Vedere gli altri che si divertono in questi casi ti fa sentire malissimo, e per fortuna questa umiliazione mi è risparmiata: anche il più cazzuto prende delle saraccate imperiali e rientra. Per la cronaca, ho preso sulla testa un set di grossi close out che credo sia da record: alla decima onda ho smesso di contare, sarà stato un set di 14 pappine. Matranga*!
Un' ultima giornata non proprio boga-boga*, ma almeno parto stanco, felice, e pieno di voglia di riprovare questo spot con condizioni ideali.

Io in Cantabria ci torno la primavera prossima. Spero anche voi.


*Glossario di termini specifici di Andrea e Federica

Boga-Boga: si può tradurre con molto ma molto figo, così figo che più figo non si può. Se applicato alle persone, solo io e Federica siamo dei veri boga-boga. Gli altri, benché simpatici come vosotros, al massimo sono boga.

Matranga: cosa, persona o onda forte, cazzuta, potente. Significa anche grezzo e rozzo, ma sempre con una sfumatura di rispetto.

Joppolo: esprime positività e serena felicità. Può servire come pacata esclamazione o come avverbio aggettivante. In realtà, va bene in quasi tutte le situazioni.

A ciccio: come si deve, a modo.

un ploff, come quando te tirano la medusa sulla schiena per farti no scherzo!

Levanto, 5 ottobre

Classica giornata levantina, con mareggiata un po' disturbata che non sembra doppiare il bel sabato precedente, dove il Prof, il Maggiore e Aurelio si erano divertiti in mezzo a non troppa gente.
E' giorno da fish, siamo i soliti (Io, DB, Kikko, Kakko, Aurelio) più Fede che si gode almeno una bella giornata di sole. Un breve stop in Versilia al Kakko's break e subito diretti al parcheggio di Levanto, dove il fenomeno dei L.P.P. (Levanto Prking People) non manca mai di stupirci, con gli occhiali Ray Ban Wayfarer fluo anni '80, i long skate da usare rigorosamente scalzi, i didgeridoo e i furgoni che puzzano di piedi....
surfisticamente parlando, scopro quanto bello e impossibile sia il mio quad, facilissimo da usare in condizioni choppettose e non piccole, ma una vera saponetta quando ci si salta su (ha pur sempre 4 pinne). Prendo delle onde velocissime (non ho mai scivolato sull'acqua così velocemente come questa volta), lo vede persino Fede dalle panchine del parcheggio, Jr e Sr si divertono al Casinò, raggiungo anche DB ed Aurelio a centro baia dopo aver attraversato lo stretto di Magellano, dove arrivano le onde piu divertenti, piu ripide della giornata.
alla fine la cosa che piu lascia il segno è un pizzico di una maledetta medusa nell'unico punto scoperto dalla 3.2, il collo del piede.... sono passate 3 settimane e mi gratto ancora....
Niente male, direi...

..... mo' sciete arrivati col pulmenn ???

Marina di Ravenna .... pardon .... di Romea, una domenica di metà settembre

Finalmente ci togliamo lo sfizio di provare il nord adriatico, dopo ripetute boutade mie (che modestamente di adriatico.... ehm...) e di Kakko che la sua adolescenza l'ha passata a colpi di rime Dantesche e piadine allo squacquerone....
La botta di NE, fetch di circa 500 metri, sembra promettere un metro divertente, le webcam del Bocabarranca piu o meno pure... ci armiamo di long e partiamo! sulla Kakkosmobile siedono Sr, Jr, Suisso, DB e yours-faithfully, sul tetto riposano prima della battaglia i piu classici dei classici che possono uscire dai nostri box/cantine.
Arriviamo a destinazione tra magoni di Kakko e magheggi del gps della nuova kakkomobile, attraversiamo la pineta a fianco al fiume e ci attende un'atmosfera KAFKIANA, cielo grigio, freddo e furgoni VW a gogo.... sembra un po' di essere tornati indietro agli anni della scoperta del surf da parte mia, tanti luoghi comuni, ma anche un'atmosfera rilassata.... insomma, decidiamo che ci piace! In acqua una folla di longboard pronta peraltro alla gara del Suino di cui sono disponibili le foto su questo sito.
Ci buttiamo in acqua per una session che si rivela molto divertente: se la godono tutti, Kikko parte su ogni cosa che ricordi un'onda, io e Suisso sforniamo un nose ride a unisono che si conclude con tragico schianto delle mie due tavole (la jacobs in mano a zu'biondo, la tylerozza sotto i piedi del "paladino dell'adriatico" come mi ha ribattezzato per l'occasione DB), DB che si sforna qualche simpatico hangfive tra gli occhi di locals simpatici e goderecci nella miglior tradizione romagnola, che ci accolgono con la frase che fa da titolo a questo post. Ma alla fine, nella personale classifica del gruppo, ha la meglio decisamente Kakko, che con la sua fida Dinamo riesce dove nessuno mai prima e si porta a casa ben 5 punti, che per ricordo decide di appiccicarsi sul gomito!

Gran bella giornata,

direi un bell'ok/ok+ a tutti, inclusi gli infermieri del pronto soccorso di Ravenna che hanno ricucito lo Zio!!!

Tuesday, September 9, 2008

La mia, personale, ricerca di Capitan Zero

Montauk, mercoledì 3 settembre
...da qualche parte,
alla fine della strada,
non chiedetemi come,
ma ci sono riuscito...

Sunday, August 17, 2008

Sotto il nose, niente... di buon'ora


"El Porto", sabato 16 agosto, "lu jurne de Sant Rocc..."

La più bella conferma che il nuovo trabocco costruito sul moletto del porto avesse migliorato la secca l'ho avuta dai miei amici localz ("le onde qui al porto sono peggiorate, non sono più come una volta...") a cui consiglio vivamente di viaggiare un po' di più ed informarsi... la mareggiata di scirocco di venerdì è finalmente girata da grecale e sembra che questo, alla nuova secca, piaccia parecchio. Entro in acqua prima delle 8 di mattina, fresco fresco di traversata via treno. Fino alle 9 il mare è bello carico, con il vento che soffia da sudovest, quindi offshore, in prossimità del jetty e anche a centro baia dove, armato di superfrog e turbominchia (scelta obbligata, dopo varie ore passate nei giorni scorsi ad innamorarmi dell'acid surf di Alex Knost grazie alle dozzine di dvd che mi ha lasciato db per l'estate milanese) mi sparo onde a centallora con una bella spallona che tiene fino alla fine e ricorda per le forme ed i colori nientepopodimeno che quel di Finale. Soprattutto al moletto il forte backwash e la corrente di riflusso alzano l'onda al momento del takeoff ben oltre il metro e mezzo regalandomi, quando impreparato, discreti shampi... Dopo le nove il mare scende un po' e si regolarizza e finalmente c'è spazio per provare a chiedere qualcosa in più al mio noserider; nelle destre giuste, con il takeoff azzeccato, riesco a tirar su il nose il giusto tempo necessario per sfruttare lo stallo e correre davanti... il più delle volte questo si traduce in rovinose cadute, ma una volta, magica, entro finalmente in contatto con il divino, grazie all'etere che si concentra in quello spazio vuoto tra la parete dell'onda ed il mio nose su cui arrivo con le mie gambozze rigide, tremolanti e timorose dell'avventato passo.
Il tempo si ferma...

Quando mi risveglio è già ora del richiamino pomeridiano: in acqua ritrovo Paolo, un local di Banzai nonché marito di una ragazza del luogo e in visita a suocerame vario, con cui entro subito in sintonia, e Ciro; in tre ci spartiamo delle onde ancora bellissime e, oserei, perfette almeno nel takeoff. Belle destre (riprovo a recuperare la magia del mattino, ma non ottengo lo stesso mistico risultato) e una bella sinistra veloce e lavorata fino alla schiuma finale...

Direi che può bastarmi per una lunga pausa fino a metà settembre...

e prima di ieri...
Prima di ieri, c'è stato tempo per altre due uscite Vastesi ed una Versiliese:
la prima a Libertini il 12 luglio, di rientro dalle botte di Bali, con un mezzo metro da scirocco che mi riconcilia con la nobile Arte;
il sabato 19 luglio in Versilia, con db e me medesimo impegnati a mettere in acqua i pesci californiani (era il primo bagnetto per il mio quad) in condizioni un po' disordinate ma abbastanza impegnative e che hanno rivelato subito i punti di forza della meraviglia di zio Bob Mietsven nonostante la non grazia di chi ci stava sopra;
la domenica del 27 luglio, con un metro sporco da Nord surfato al Porto in compagnia di Peke che è venuto a trovarmi con l'allegra famigliola; una bella domenica dove siamo riusciti a tirar fuori qualcosa di buono e soprattutto divertente da condizioni non eccellenti, e culminata con una grande abbuffata in casa Sword.

insomma, una prima metà dell'estate, "quella da tg4", che mi aspettavo più povera di onde e che invece mi ha fatto divertire...

E intanto dalle coste lontane dell'Atlantico giungono voci di tavole all'eucalipto che si rompono sotto la furia di swell potenti... aspettiamo i resoconti!

sempre vostro

Tuesday, August 5, 2008

Landlocked surfers

parole e musica (punk) by DB...

6am and 10 below, if you ask to anyone

it’s not the usual idea of fun, but that’s the way it should be done



highway bandits on the run, stopping just for piss and gas,

just head south and then go right, lesser gods will keep us tight



once again we start to roll, we will rise or we will fall,

turn the the key and rev it on, nowhere bound but go go go!



We are landlocked surfers, you just won’t understand

One foot in the ocean, the other stuck on land


We are landlocked surfers, yes probably we are wrong

but that’s the way we live and that’s our fucking song

Tuesday, July 29, 2008

EXCUSE ME, ARE YOU LEAVING? - 19, 28 luglio 2008 - some California Days by Suisso

Ore 7.00 casa Suisso? No ore 5.30 taxiblu, la cosa da ridere è che mentre io sono in taxi direzione Linate per prendere l’aereo per Los Angeles, alla stessa ora a pochi isolati la banda del buco Sword, e King Bonasia si stanno attivando per scendere in Versilia pronti a varare il pervinca-fish dello Spadaccino. Insomma saremo pure Landlocked ma quando ci muoviamo lo facciamo in gran spolvero.

Viaggio dignitoso con Stewart Alitalia abbastanza cazzari senza calzari.

Ma veniamo al sodo e cominciamo il diario di bordo del tribolato Suisso:

Huntington Beach, 20 luglio 2007

Dopo aver faticato a farmi capire da un commesso idiota di un capanno abusivo adibito a surf shop in quel di Huntington Beach, riesco finalmente a noleggiare un fishozzo mediocre con cui mi butto in acqua sul lato nord del famoso e titanico HB Pier, dove dall’altro lato, nel frattempo, si svolgevano niente popò di meno che gli US OPEN of SURFING, nomi di livello, galline poche, atmosfera molto commerciale.

Messo il primo piede in acqua mi rendo conto che il debutto a stelle e strisce non sarà facile, la corrente spinge forte verso nord, il mare è attivo e pronti via conto almeno una decina di duck dive sotto muri di schiuma che mi riportano al punto di partenza, nel frattempo sono già lontano anni luce dal pontile, riesco ad arrivare in line up con le forze ormai in riserva e passo la giornata a tentare di sopravvivere a continue corse sull’ascensore per l’inferno di 6-7 feet fino a quando la corrente mi porta in un point dove sembra concentrarsi tutta la potenza del pacifico, in testa la prima, in testa la seconda, in testa la terza… mi giro e scappo ma la schiuma dell’infinito set mi travolge togliendomi il respiro, la cosa si ripete tre volte, spaventato riesco a spiaggiare e mi rendo conto di essere almeno 900 metri a nord di dove sono entrato. Parziale della giornata: Pacifico vince su Suisso per K.O.

Riconsegno la tavola e mi godo dal pontile le gesta dei super pro che per aiutarsi ad uscire pensano bene di surfarsi le sinistre fino ad attraversare i pilastri dell’enorme struttura e spuntare sul lato nord, dove la teoria delle correnti del pontile di casa nostra vale anche lì.

Solo ora mi rendo conto della difficoltà e dimensioni delle onde, ma si sa che la scimmia è la scimmia e se non gli dai le noccioline quella continua ad urlare.

Las Vegas, 21-25 luglio 2008

Tra lavoro e tempo libero perdo e vinco qualche dollaro, mi guardo intorno e onestamente l’unica cosa che mi provoca Las Vegas è “ansia”. Mi rimane una bellissima stanza da vero Re e relativa vista dal 32esimo piano.

San Diego, Pacific Beach, 25 luglio 2008

250 miglia di deserto a 100 km/h possono sembrare tanti ma per noi landlocked che saranno mai? Viaggio interminabile che però si conclude con un colpo di culo californiano.

Senza badare a cercare un Hotel mi dirigo diretto senza passare dal via a Pacific Beach, rassegnato a cercare per ore posto per la macchina (è venerdì e sono le 17.30, è in arrivo l’universo) ma il destino vuole che al solito posto degli anni passati riesca a parcheggiare subito, tutto sembra filare liscio ma….

La ricerca della tavola a noleggio mi fa impattare con degli stronzetti californiani neanche tanto giovani che tentano di propinarmi tavole mangiate dal loro chihuahua nel salotto della loro casa fatta di fiammiferi e nani di gesso in giardino, la cosa si ripete tre volte, alla domanda “come sono le onde in sti giorni” la risposta più candida è “non lo so, vai in spiaggia e guarda”, simpatici come una bigbuble sotto la scarpa quando hai appena fatto posare la moquette in pura lana merinos in casa.

Al quarto tentativo, trovo un ragazzino alle prime armi da shop che gentilmente mi propone un bel fish 6.0 x 20 ¾ x non ricordo più, praticamente nuovo a 85 euro per 8gg, la metà di quello che proponevano i club del chihuahua.

Due orette fino al tramonto, non c’è molto ma qualche ondina sui 2-3 feet si surfa, anche qui però vige sovrano il close out che mette in crisi un po’ tutti in acqua.

Tanto per farvi capire il livello di affollamento del posto (affollamento generico, non di surfisti), mentre mi cambiavo alla macchina, mi hanno chiesto in nove “Excuse me, are you leaving?”, una ha anche sostenuto che avevo risposto si, e che era rimasta ad aspettare che me ne andassi!

Comunque soddisfatto vado alla ricerca di un hotel, e li accade il fattaccio.

Colpo di magone clamoroso, mi rendo conto che SD non è un posto per star da soli, troppo grossa, troppo casino e in questa stagione, troppo balneare. Complice del magone è anche la fregatura di un Motel a cifre ragguardevoli con una stanza che puzzava di fumo da far schifo, classico stile arenato agli anni ’70 (quelli brutti però) condizionatore con rumorosità pari a quella della sala macchine del Titanic.

Del Mar, 26 luglio 2008

Memore di belle surfate, decido di sconfiggere il magone andando a Del Mar, mi muovo prestissimo per evitare il vero casino del week end dove i californiani sono tali e uguali a noi, transumanza di suv e mezzi di ogni tipo dai quali scaricano dal cestino della merenda fino a veri e propri catering. Esempio lampante è un gruppo di nerboruti alti come Denny De Vito senza tacchi che, usufruendo dei pali a disposizione, allestisce un campo da beach volley per proprio utilizzo così composto: rete sponsorizzata Bud Light, bindella sponsorizzata Bud Light a delimitare il campo, gazebo 3m x 3m, 6 sdraio da spiaggia, ghiacciaia, boogie board???? e OTTO palloni superpro Mikasa…. come diciamo noi a Nova York…. MA VA A CAGA’ TI E LA BUD LIGHT!

Scusate lo sfogo, torniamo a noi, il mare attivo mi perseguita, stare in acqua non è difficile come a HB ma con marea bassa le onde rompono “dopo 20 secondi…..a unisono mortaaacci loro!!!”, aspetto la alta marea, le cose migliorano onde se ne prendono, ma non è quel mare che ti fa godere a stare in acqua e quando si è soli, il tempo passato a surfare è oro.

Basta ho deciso, anticipo il rientro, previsto per il 3 agosto, a lunedì 28 luglio, troppo casino, muoversi è difficile, il magone è sempre presente e questa SD tutta muscoli e tatuaggi mi ha stufato in un attimo… Non ultimo incrocio una pallavolista molto somigliante a Irene… Va be lo so no non bisogna caderci… ma… è stata la botta finale!

Ah dimenticavo, mentre mi cambiavo stranamente una decina di macchine mi si avvicinano e… “Excuse me, are you leaving?”

San Diego, Pacific Beach, 27 luglio 2008 Mattina

Fatte baracche e burattini scappo dalla sala macchine chiamata motel e torno al pontile di Pacific nella speranza che il mare sia più pulito e non ci sia vento, previsione esatte, pure troppo, anche le onde sembrano essere sparite! Becco un fantastico posto auto autorizzato per la sosta all day long, è l’ultima surfata che me frega, in effetti qualche onda sul metrino è arrivata e si è presa, ma la sfiga continua, tavola croccata!

Il morale è basso come il detto della tigre, del lupo e del tasso, mi rassegno ad una giornata al sole aspettando il giorno della partenza, ma una provvidenziale telefonata a Swordfish cambia tutto.

Il buon Maurizio, mi sprona ad abbandonare SD e scappare verso nord a vedere posti mitici come Malibu e Rincon, non ho niente da perdere, pronti via sono già in macchina, non prima però dei miei quotidiani sei o sette “Excuse me, are you leaving?”, riconsegno la tavola e dopo attento controllo della stessa non vedono neanche il sinistro (tutti bravi li!), in compenso mi danno il ben servito con grazie tutto a posto, peccato aver pagato 8gg e aver riconsegnato dopo soltanto 2gg, va bè gli ho praticamente pagato la riparazione.

Viaggio delirio verso Malibu con incidente evitato per pochissimo dove una macchina è stata disintegrata, code infinite, tamponamenti vari e una fantastica vecchina compagna di banco alle elementari di Rita Levi Montalcini che, a bordo di un SUV, distratta si infila in pieno dentro una macchina parcheggiata con relativo sceriffo e auto illuminata a giorno, coda di 7 miglia proprio quando pensavo di essere arrivato.

Malibu, 27 luglio 2008 tardo pomeriggio

E’ incredibile come in pochi attimi le cose possano cambiare così rapidamente; anche qui do precedenza al surf e non all’hotel che può aspettare, nonostante la marea nera di mute che si agitano fra le perfette barre del mitico spot, voglio entrare subito in acqua, mi dirigo verso un surf rent, da fuori roba da riviera romagnola, kajak ciambelloni, di tutto!

E qui scatta carramba che sorpresa! Una tipa sui quaranta, very nice, very friendly, very gallina mi accoglie con un entusiasmo eccezionale, si chiacchera e mi dice di tenere tranquillamente la tavola per la notte, in modo da poter surfare fino al tramonto e nelle primissime ore della mattina seguente, giorno della partenza, il morale è già rinato....fantastico.

In pochi secondi sono dotato di un long NSP e via più veloce della luce, mi cambio, incasso solo tre “Excuse me, are you leaving?”, entro in acqua e parto a razzo, ma la line up con la bassa marea è veramente là dove osano le aquile!

Arrivo in line up col fiato corto come quello di un ciclista in cima al Pordoi, dopo essermi fatto un culo bionico da sei milioni di dollari, o come direbbe il nostro graduato col naso di Virna Lisi: Me sono fatto un bucio de culo così!!!

Momenti di attesa infinita si alternano a set da 3-4 feet che sfiorano la perfezione, peccato il vento in shore che agita l’acqua e incasina un po’, ma sono piccoli dettagli insignificanti, da notare anche il break che si vede dall’acqua dove in lontananza shortboards ci danno dentro mica da ridere su misure assai più grosse con onde molto più cattive.

Lo spot è popolato da gente veramente cazzuta, a bordo di tavole meravigliose dei più rinomati shaper, io con la mia NSP (New SarchiaPone) mi difendo e prendo il più possibile, bello, bellissimo, sono rinato, il sole tramonta dietro le palme, il locale sulla spiaggia festeggia con musica a manetta… la giornata finisce con la seconda positiva sorpresa, il temutissimo motel si rivela un piacevolissimo posto ristrutturato con stile, unico neo il rumore della Pacific Coast HW ma chi se ne frega.

Malibu mi accoglie a braccia aperte, piccolo, intimo e la pace della domenica sera fa il resto.

Malibu, 28 luglio 2008 Alba

L’eccitazione e la nuova linfa mi fanno svegliare alle 5am, il tempo di avere un po’ di luce e sono in acqua, stavolta il mare è pulito, vento zero, onde un po’ più piccole ma il set che non ti aspetti è sempre dietro l’angolo e se sei nel posto giusto e con un minimo di precedenza, oblitera il biglietto e parti per la corsa più lunga! Due ore e mezza di divertimento, la NSP si difende come può dagli attacchi dei gioielli glassati.

Riconsegno la tavola e incontro il proprietario del piccolo ma essenziale shop, una sana chiacchierata di mezzora mi mette definitivamente di buon umore, posso partire felice per l’aeroporto, non vedo l’ora di incontrarvi!

In conclusione, le vacanze da soli sono complicate ma non impossibili, ma di certo ci vogliono molti fattori positivi e sta volta San Diego mi ha deluso, poca qualità delle onde e anche dei surfisti, sembra quasi che quelli seri abbiano lasciato l’estate ai caciaroni, e forse è proprio così, se poi ci aggiungiamo tutta la marmaglia di gente che popola la zona delle spiagge la frittata è fatta. Fuori stagione sicuramente sa regalare di più.

Malibu per le onde era una garanzia, ma anche tutto il contorno ne fa una bellissima località e l’aria di long è come la Barilla, dove c’è longboard, c’è casa… e lo dice uno che non ha longboard nel suo arsenale.

Un ringraziamento particolare ad Andrea e Maurizio che hanno capito il mio stato d’animo, si sono dovuti sorbire i miei sfoghi depressivi e che mi hanno spronato a non mollare.

Scusate se sono stato prolisso nei report, scrivo durante il lungo viaggio in aereo e ho buttato giù tutto quello che mi passava per la mente.

Suisso


Boat trip alle Maldive – aprile 2008 - by Aurelio

Ecco il resoconto del viaggio alle Maldive, ogni sera prima di andare a letto compilavo il diario di viaggio (il quaderno dei sogni), quindi è una serie di descrizione di momenti in sequenza, presi caldi e messi su carta, quindi perdonate l’italiano non impeccabile.

11/04/08

Arrivo a Malpensa alle 19.35 e mi dirigo al check in, alle 20.00 arriva Luc e andiamo.

Pesano il bagaglio a mano, tutto a posto, ci dirigiamo al banco. Pesano le tavole e nuovamente tutto ok. Dopo aver portato le sacche nella zona bagagli fuori misura andiamo in un negozio per comprare le ultime stronzatine, tra cui un quadernetto che mi aiuterà a raccoglie le annotazioni di viaggio ed i preservativi, che aiuteranno Luc a non diventare padre, ma questa è un’altra storia.

Finalmente si parte alle 22.30. l’aereo della Qatar è comodo, c’è spazio per le gambe, ci sono una marea di film da vedere, cd da ascoltare e la cena è pure buona.

Dopo 6 ore arriviamo a Doha (ora locale le 5.00). Dalla pista di atterraggio al terminal ci mettiamo circa 20 minuti, praticamente siamo atterrati in mezzo al deserto. L’aeroporto è piccolino, all’interno sono ammassati innumerevoli posti dove vendono: orologi, oro, gioielli, macchine fotografiche, telefonini. C’è anche una sala deumidificata dove puoi acquistare sigari. Mangiamo qualcosa e poi andiamo ad aspettare l’imbarco. Si parte alle 8.20 locali, stessa compagnia. Entrati sull’aereo piombo in un sonno pesantissimo. Malauguratamente abbiamo due posti dove non si può ribaltare il sedile e decidiamo spostarci. Purtroppo finiamo dove c’è una puzza di piedi devastante e per dirlo Luc è da immaginarsi che cazzo fosse.

Atterriamo a Male dopo 5 ore di volo alle 15.00 ora locale (in Italia sarebbero state le 12.00).

Solite formalità, ritiro bagagli e aspettiamo la persona che ci deve venire a prendere. Eccola, una bella donna bionda, con forte accento toscano, di nome Serena. Lavora tra le Maldive e l’Italia è una istruttrice e guida sub. Svolge questa attività organizzando charter in barca per sub e surfisti.

Col dhoni andiamo a Male dove ci aspetta un aiutante di Serena con un pick-up (che poi si è rivelato un camioncino). Mettiamo le tavole dietro e Luc ed io ci posizioniamo nel cassone del camion. Si vedono sfrecciare motorini a manetta (si guida a sinistra), si sentono odori diversi, insomma siamo arrivatiiii!!!

L’albergo è decente, pulito, ma molto essenziale. Salutiamo Serena ed in un secondo siamo già in costume e prepariamo le tavole. L’hotel è vicino allo spot di Male, camminiamo 3 minuti e vediamo le onde: un metro e tre persone in acqua. Subito ci lanciamo e nuotiamo verso la line-up. La spalla non mi da fastidio, ma sento di non essere al 100%. Ecco la prima onda, è una sinistra, partenza facile, due pompate, scendo un po’, bottom, ma sul cut back butto giù il naso e cado. Cazzo che figata. Prendo un po’ di onde, ma il mare sta cambiando un po’, si incasina e cresce. La sinistra diventa velocissima, la destra: parti e sei già nel tubo. Prendo un po’ di sinistre, ma le onde migliori sono tre destre veloci e tubose. Su tutte e tre mi intubo e ci sto parecchio, ma non riesco mai ad uscire. Prendo delle botte tremende e mi taglio un po’ i piedi. Luc prende alcune sinistre di cui una molto bella, ma anche lui fa dei voli ciclopici. I Maldiviani in acqua sono una decina tra surf e body, alcuni rispondono al saluto, altri non ti cagano, ce ne sono alcuni che spaccano veramente, tipo air 360 in aria. Quando inizia a fare buio usciamo, per oggi è abbastanza.

Andiamo in camera, doccia e cazzeggio. Il tipo dell’albergo ci chiede cosa vogliamo per cena: pollo al chili. Alle 20.00 ci chiama, siamo gli unici nella sala a -20° C. Spegniamo l’aria condizionata e ceniamo, tutto buono, ma poco. Decidiamo di uscire, andiamo nella via principale, un negozio via l’altro: scarpe, vestiti, telefonini, computer. La via non finisce mai, siamo praticamente gli unici bianchi, Male non è turistica ed incontriamo in tutta la sera 5 turisti. La gente ci guarda un po’ stranita.

Stanchi, torniamo in hotel, ma prima ci fermiamo a comprare della cioccolata in un super mercatino locale e poi andiamo a mangiare (abbiamo una fame cane) in un posto dove,se ci avessero ucciso e tagliato a pezzi, non si sarebbe accorto nessuno. Ci sono solo Maldiviani, il posto è lercissimo, tutto appicicaticcio. Andiamo al banco e ordiniamo indicando e chiedendo cos’è. Mangiamo pesce e riso molto piccante, ma molto buono. La gente non ci guarda benissimo. Finito di cenare ci alziamo e salutiamo, il cameriere non ci caga neanche, mentre un signore, che ci aveva aiutato nelle ordinazioni, ci risponde sorridendo. Nota interessante, il signore è l’unico vecchio che abbiamo visto.

Sembra che a Male ci siano solo giovani, le donne sono carine con bei lineamenti, e la città è percorsa da milioni di motorini che sfrecciano tra le macchine ed i pedoni sono quelli che se la vedono brutta. Alla fine torniamo in albergo, distrutti, ma sani e salvi.

La spalla mi fa un po’ male e uso una coca cola ghiacciata come sostitutivo del ghiaccio, e sembra fare effetto.

Buona notte!!

VOTO SURF: Onde medie, voto OK

14/04/08

Ieri secondo giorno a Male. Ci alziamo, colazione e a vedere lo spot. Troppo piccolo e decidiamo di andare in giro per la città. Ci fermiamo a bere un cocco in un baracchino con uno del Bangladesh, che tutti trattano malissimo. Ci rimettiamo in cammino, giriamo tutta Male, mangiamo in un posto sulla spiaggia e poi in giro di nuovo. Luc si compra un costume della Billabong ed un pantaloncino per pochi euro.

Le Maldiviane sono proprio carine ed alcune lumano anche.

Alle 17.45 ci vengono a prendere in albergo. Prendiamo un dhoni che fa spola tra Male e quest’altra isola dove è ormeggiata la nostra barca. L’isola è praticamente il dormitorio della gente che lavora a Male e la cosa caratteristica è che è piena di alberi di conifere. Che cazzo ci fanno i pini ai tropici?

Finalmente ci imbarchiamo sulla Flying Fish, barca veramente molto bella. Ceniamo ottimamente, ci beviamo 3 birre e poi a nanna.

Alla mattina facciamo colazione alle 8.30 e subito dopo arrivano gli altri ospiti. Gente di Roma e Livorno, simpatici e variegati. Ci portano a surfare a Honkeys e Sultans. Noi scegliamo la sinistra (Honkeys), belle onde dal metro ai due metri, abbastanza veloci. Prendo delle bellissime onde con curve da paura, non sembro neanche io, chiudo la mattinata con una bomba di più di 2 metri, prima un po’ di manovre e poi un tubo pauroso in cui ero praticamente in piedi. Luc parte un po’ al rallentatore, ma poi si sblocca e prende ottime onde, l’ultima appena prima del mio tubone, si intuba anche lui…delirio!!!!

Ritorniamo sulla barca con un sorriso stampato sulla faccia. Mangiamo, bagno con nuotata fino all’isola e poi nuovamente in acqua, questa volta sulla destra di Sultans. Onda molto più piccola, ma che spinge sempre. Prendo onde carine, la migliore insieme a Luc, 100 metri di onda poi Luc esce ed io continuo. Spettacolare!!! Cado alcune volte come un cazzone, ma surfo direi bene. Luc va veramente alla grandissima, bello fluido.

Si torna sulla barca, cena ottima, birretta e letto. Ci vediamo domani.

VOTO SURF: Onde medio / grandi, voto OK++, la volta in cui ho surfato meglio nella mia vita.

15/04/08

Dormiamo in zona Sultans e alla mattina ci buttiamo li, onde medie di 1,5 metri e alcune volte arrivano le bombette di oltre 2 metri. C’è parecchia gente, Luc è una macchina, si fa delle onde interminabili, io miglioro di onda in onda, ma ne prendo pochine. Prendo una bella onda che manovro bene e un’altra dove mi intubo e riesco anche ad uscire. Nel pomeriggio ritorniamo in acqua, ma questa volta abbiamo montato la telecamera sulla tavola di Luc, posizionata in modo da inquadrare la persona che surfa e l’onda dietro. Luc prende un po’ di onde e poi passa a me la tavola per la specialità tubi in backside. Appena prendo la tavola, parto, grabbo e mi accuccio, l’onda è perfetta, una parete liscia e verde, non finisce più, ho perfino i crempi alla coscia, alla fine mi tiro su in piedi e sono a più di 200 metri di distanza. Ritorno sul picco e ne prendo un’altra, ma più corta. Poi decidiamo di tornare in barca. Subito visioniamo il filmato. Nelle onde prese da Luc si vedono praticamente solo le gambe, ma lo immaginavamo, nelle mie due mi si vede benissimo, ma purtroppo non si vede niente dietro e la magia si perde abbastanza.

Alla sera cena e poi nanna.

VOTO SURF: Onde medio / grandi, voto OK.

16/04/08

Surfiamo alla mattina a Sultans un metrozzo e mezzo bello, prendo delle belle destre. Abbiamo in acqua anche la telecamerina, ma puntiamo troppo in alto e le riprese fanno cagare. Sto proprio migliorando sulle destre, ora faccio dei bei spruzzetti, devo ancora migliorare il take off.

Nel pomeriggio ci spostiamo a Cokes, onda ripida e velocissima. 1,5 m che qualche volta tuba. Ne prendo alcune belle, spesso mi infilo nel tubo, ma non riesco ad uscire, prendo anche una destra che manovro di brutto fino al reef con 30 cm. d’acqua.

All’inizio becchiamo una corrente fastidiosa, ma poi tutto si calma e ci facciamo delle belle corse. Anche Luc va bene, sulle destre è sicuro e forte, sulle sinistre sta migliorando anche lui.

Alla sera solita cenatona e due bottiglie di vino. Il cuoco è veramente bravo.

VOTO SURF: Onde medie, voto OK.

17/04/08

Stamattina mare piccolino. Surfiamo a Chickens, 1 metrino. Surfo bene, qualche onda si apre anche bene. Poi botta di culo prendo l’unica onda grossina della giornata, un metro e mezzo che si apre come un’autostrada, parto bene, una pompata, si irripidisce, bottom e poi una serie di curvoni e mi ritrovo dopo 200 metri sul reef, con tutti che parlano dell’onda che ho preso. Bella soddisfazione!!!

Torniamo alla barca e la guida surf maldiviana Chin invita Luc e me sul barchino a pescare a traina. Ci stiamo solo un quarto d’ora, ma riesco a prendere un bel pescione di una 40 di centimetri.

Nel pomeriggio torno a surfare a Chickens, è davvero piccolo (50 centimetri), ma mi regala una decina di onde alcune belle lunghe.

Stasera per cena abbiamo ordinato l’aragosta.

VOTO SURF: Onde piccole, voto OK, anche se l’onda che ho preso meriterebbe un OK+.

18/04/08

Sveglia più tardi del solito in quanto non si prevedono delle belle condizioni ed infatti è piatto. Veramente ad Honkeys e Sultans mezzo metro ci sarebbe anche, ma Chin ci dice di aspettare verso le 14 quando, col cambio di marea, le onde sarebbero diventate più alte. Fortunatamente arriva il dhoni e così possiamo fare l’immersione. Ci imbarchiamo sul dhoni e ci dirigiamo nel punto prestabilito, in tanto Serena ci spiega un po’ di cose che ci aveva già accennato giorni addietro: compensare, togliersi e rimettersi l’erogatore, togliere l’acqua dalla maschera sott’acqua e cose del genere. Ci mettiamo la cintura dei pesi, le pinne, indossiamo il GAV con la bombola ed infine la maschera.

Serena ci spiega come buttarsi dalla barca, mano sinistra intorno al corpo che tiene il tutto, mano destra che schiaccia maschera ed erogatore. Passo ampio nel vuoto e sguardo in avanti. Prima lei, poi io ed infine Luc. Ok entriamo in acqua ed iniziamo a fare un po’ di prove di respirazione e familiarizziamo un po’ con l’attrezzatura. Iniziamo a pinneggiare verso la barriera corallina e respiriamo senza problemi (sembra di avere il boccaglio), poi iniziamo a scendere. All’inizio la bombola è un po’ scomoda, ma col passare del tempo non me ne accorgo neanche più. Compenso la prima volta a circa 2, 3 metri poi una seconda sugli 8 metri. E’ fantastico, poter respirare sott’acqua è una sensazione incredibile. Ci muoviamo silenziosi tra i pesci ed i coralli di mille colori. In un secondo scendo a 13 metri e Serena mi riporta su ai 12 consentiti. Vediamo una murena con una testa gigante, io trovo un pesce leone e per finire una cernia enorme, che era così ben mimetizzata che a 50 cm non l’avevo neanche vista. L’immersione continua per una cinquantina di minuti e la profondità massima che ho raggiunto è stata di 13,8 metri. Finalmente il mio super casio è servito.

Usciti dall’acqua constatiamo che si è alzato un vento fortissimo. Le onde non ci sono più, tutto è stracciato dal vento. Si pranza e spostiamo la barca in un posto più riparato. Nel tardo pomeriggio sbarchiamo su un villaggio di pescatori, dove scattiamo delle bellissime foto. Luc ed io visitiamo un po’ l’isolotto, gli altri si fiondano nei negozietti di souvenir… classici turisti!!!

Oggi quindi niente surf, ma voto sub OK+. Serena ha detto che siamo proprio bravi con un’acquaticità fenomenale e fuori dal comune. Te credo sono 34 anni che passo la vita in acqua!!!

19/04/08

Mi sveglio sotto un acquazzone impressionante, l’oblò è aperto e la cabina è zeppa d’acqua. Sono preoccupato per le onde, se non ci sono neanche oggi sono cazzi. Andiamo col dhoni a Sultans, Luca, Luc ed io , troviamo delle belle onde, ma un po’ mosce. Surfo bene, Luc è un po’ stanco, ma nel corso della mattinata si riprende. Faccio qualche caduta di troppo, ma quelle che prendo le surfo alla grande. Alle 13.30 torniamo sulla barca esausti. Pranziamo, un po’ di riposo e poi ci spostiamo a Chickens. Onde di 1,5 metri molto veloci, ma riesco ad esprimermi bene, facendo un bel po’ di manovre. Ad un certo punto Luc si fa portare sulla destra di Cokes, mentre io continuo a prendere queste belle sinistre. Alle 17.30 torno in barca, chiacchierata e cena/festa maldiviana. Prima di andare a letto vediamo le foto che ha fatto Chin. Meno male che mi ha scattato qualche foto se no tornavo senza qualche ricordo importante.

VOTO SURF: Onde medie, voto OK.

20/04/08

Ultimo giorno si surf. Mi alzo presto alle 6.30 per vedere com’è il mare, c’è un po’ troppo vento, speriamo che cali. Verso le 10 decidiamo di entrare a Chickens, è un po’ ventoso, le onde non sono liscissime, ma sempre bellissime. Luc e Luca vanno a Cokes dove l’onda è un po’ più corta, ma viste poi le foto, era bello anche li. Surfiamo fino alle 13.45 e poi torniamo a mangiare sulla barca. Il vento aumenta, la barca balla parecchio, ma è divertente. Dopo pranzo si decide di scendere verso Sultans, arriviamo alle 16. Abbiamo solo mezz’ora di tempo per surfare un’onda piccolina e piena di gente. Riesco a prendere 4 onde e Luc altrettante, poi a malincuore torniamo sulla barca. Il surf è finito. Ci dirigiamo verso Male, arrivati all’isola dormitorio prendiamo verso le 18.30 il dhoni per Male. Vediamo il palazzo del presidente e la moschea, veramente belli.

Alle 20 siamo di ritorno. Parte degli ospiti si è fermata a Male per la cena, quindi sulla barca c’è da mangiare di tutto. Dopo cena paghiamo il conto circa 500$ in due tra bevande e diving, diamo la mancia all’equipaggio e alla guida surf. Le sacche sono state preparate appena finito di surfare, quindi mettiamo le ultime cose nello zaino e andiamo a letto.

VOTO SURF: Onde medie, voto OK.

21/04/08

Sveglia alle 6, mi lavo chiudo lo zaino e faccio colazione. Aspettiamo che tutti siano pronti e poi imbarcati tutti sul dhoni andiamo all’aeroporto. Prima dell’imbarco delle tavole ho il sospetto di aver lasciato il coltello nello zaino, controllo, ma non lo trovo ed immagino di averlo messo con le creme nella sacca da surf.

Ci imbarchiamo, passo i controlli, mi aprono pure lo zaino per controllare e finalmente partiamo alle 9.30. Il volo verso Doha è perfetto, arriviamo alle 12 ora locale, dopo 5 ore di volo. Sbarchiamo e al check in di trasferimento, cazzarola trovano il coltello che sono costretto a lasciare li. A Doha salutiamo gli altri surfisti di Roma e Livorno, solo alcuni perché gli altri non ci hanno neanche cagato. Alle 13.45 partenza per Milano. Ora sono sull’aereo, staserà finirò il racconto.

Alle 19.30 scendo dall’aereo a Milano, fa freddo e piove, che tristezza. L’unica cosa positiva è che rivedo Daniela e la piccolina. Mi sono mancate parecchio!!!

E’ finita la super vacanza surf dei 40 anni. Mi sono molto divertito. La vacanza in barca è bellissima.

Ottimo surf, onde stupende ed io ho surfato bene, credo migliorando e affinando la tecnica.

Vacanza sinceramente da ripetere, spero di convincere la Dani a venire con la piccola Amalia.

Thursday, July 10, 2008

Bali: il Paradiso può attendere!

Bali, 30 giugno - 9 luglio

Questo viaggio nasce per caso, dopo aver ceduto alle tentazioni di un pacchetto super conveniente pescato per caso in un'agenzia viaggi sotto l'ufficio qualche settimana fa....
I piani originari prevedevano che un posto come Bali, per la distanza ragguardevole e la difficoltà delle onde, magari lo avrei progettato con più calma, ma di fronte ad una buona occasione ci siamo buttati e siamo partiti, giusto il tempo di impacchettare la 6.4 verde, verde come la speranza che potesse cavarsela al meglio in quel posto dove le onde arrivano con tutta la potenza accumulata dopo varie migliaia di km percorsi partendo dai "40 ruggenti" e senza incontrare alcun ostacolo.

domenica, 29 giugno
dopo i due giorni trascorsi a Singapore, un melting pot incredibile di tradizioni, culture, religioni e cucine che lascia stupiti soprattutto per l'efficienza, la pulizia e la gentilezza delle persone nonché il senso di sicurezza che vi si avverte in ogni angolo, e dopo un'abbuffata di specialità cinesi come il granchio al chili di Yun Cha a Chinatown
e una selezione di piatti indiani in Little India, arriviamo a notte inoltrata nel nostro incredibile hotel a Legian Beach. Da lontano si sente ruggire il mare, che sembra dare voce ai mostri in pietra lavica messi a guardia delle ville Javanesi che attraversiamo per raggiungere la nostra più umile stanza.

lunedi, 30 giugno
al mattino del lunedì, Legian Beach si presenta con tutta la sua forte personalità: 2 metri e mezzo di furioso closeout che si estende da Kuta a sud fino al nord della spiaggia.... una vera ghigliottina che affronto incurante (ed anche un po' ignorante) con tutta la voglia che ho di riassaggiare l'oceano indiano....
il risultato è ovviamente disastroso: vengo catturato ogni tanto da qualche set gigantesco che mi si chiude ad un metro davanti e mi tiene giù un tempo pari al volo Malpensa-Singapore, ma senza il servizio ristorazione offerto dal personale di bordo (peraltro decisamente affascinante con gli abiti tipici).
Esco con le orecchie piegate, pronto ad un piano alternativo per i giorni successivi, visto che la mareggiata in corso è effettivamente grossa (9-10 ft, dicono). Fuori per strada, vengo subito "assalito" da tassisti alternativi, ovvero non ufficiali, con i quali puoi negoziare un "daytrip" o un "transport" verso la meta che vuoi, con lui che ti aspetta in macchina. Scopriamo che questo è decisamente il modo migliore per muoversi evitando rischi colossali di incidenti visto il modo in cui i Balinesi si spostano per strada, in auto e soprattutto in moto. Il primo giro lo facciamo verso la penisola di Bukit, terra dei migliori e piu famosi (e off-limits per me) spot Balinesi. Il nostro autista (e lo sarà anche nei due giorni successivi) Made, ci porta prima a vedere il tempio di Uluwatu, infestato di scimmiette che sono pronte a portarti via qualunque cosa attragga la loro attenzione e poi la famosa "The Cave".
Qui lo spettacolo è impressionante: un'onda sinistra ampiamente overhead che rompe (siamo in dead low tide) in prossimità del reef e prosegue lentamente nelle sue varie sezioni, soprattutto "racetrack", che sembra talmente lenta che diventa quasi fattibile per un comune mortale come me.... beh questa era almeno la prima impressione, ma tremo ancora al ricordo del boato che faceva l'onda quando schiaffeggiava il reef.... prima di andare via aiuto uno strano orco hawaiiano a risalire il suo paddleboard di 11ft su per i ripidi gradini della grotta, e chiedo a Made di mostrarci Padang Padang. Lo spettacolo è, se possibile, ancor piu impressionante del precedente.... Sembra di sfogliare la copertina di una rivista di surf, è invece l'onda a muoversi davanti ai miei occhi.... resto senza parole al pensiero di come quella sinistra rompa su poche decine di cm di acqua prima di un reef tagliente come un rasoio!
Ultima tappa è la zona di Dreamland, dove mi trovo davanti una destra ripidissima e decisamente grossa (i set erano molto piu grandi di quello fotografato) che finisce in pochi metri ed una sinistra piu lunga. A sinistra una gran folla popola il vicino reef di Bingin, e piu lontano si possono vedere le sinistre lunghissime di Impossibles.

martedi, 1 luglio
Dopo aver constatato che la swell era decisamente sopra i miei limiti, decido stoicamente di provare altri posti, se non altro con la speranza che siano almeno meno affollati. Con il fido Made contratto un daytrip a Canggu (si legge Chan-gu) che è a un'oretta circa da Legian (una trentina di km, ma il traffico è spettacolare....). Canggu è una spiaggia scura, vulcanica ovviamente, su cui rompe tendenzialmente una destra da un lato e una sinistra li vicino.
Ci arriviamo: il posto fa decisamente schifo, le onde sono incrociate, il mare attivo e grosso tanto per cambiare.... mi sembra la classica Versilia con mare mosso e bomboloni all'orizzonte; dopo vari minuti di riflessione decido di entrare. Faccio fatica ad uscire ma alla fine raggiungo il picco dove fa la destra, andando a fare compagnia ad un tizio che fino ad allora se la surfava da solo. Ci salutiamo ed aspettiamo.... Finalmente arriva la mia occasione per sbarrellarmi, remo, comincio a partire, mi giro alla mia sinistra e.... ecco che il mio vicino è in piena discesa libera, un paio di metri sotto di me, con la merda agli occhi (spaventato piu dall'ipotesi che i miei 80kg potessero cadergli addosso con tanto di 6.4 retro che dall'onda di per se). Mi faccio tranquillamente indietro, conto fino a 10 per non incazzarmi (ma non con lui che poaretto era in precedenza.... col mondo...): 1....2....3.....4......5............... SBATABAAAAAMMMMMM mi becco il mostro che arriva dietro, vado giù per diverso tempo, mi "godo" la discesa in apnea in pieno stile "Le Grand Bleu" di Luc Besson, comincio a pensare "ma quando cazzo finisce 'sto film?" e finalmente risalgo su..... SBATABAAAMMMMM ancora.... questa volta però sono finito nell'UNICO punto in cui a Canggu ci stanno le rocce..... mi grattugio la caviglia destra che porta ancora i segni, la tavola sul tail e decido, sputando acqua, sabbia e batik indonesiani, di rientrare.

mercoledi, 2 luglio
ci riprovo il giorno dopo, destinazione Medewi, il posto più mellow di Bali, con il suo point sinistro e l'onda piu lunga dell'isola, una specie di Malibu allo specchio. Per arrivarci bisogna farsi tutta la strada che costeggia la zona occidentale di Bali; questo significa che ci si può avventurare in una zona non troppo battuta dal turismo, godersi vari templi (soprattutto quello di Tanah Lot, che però sembra come frequentazione il Fiordaliso al sabato pomeriggio) e le risaie che caratterizzano l'isola. Arriviamo a Medewi a ci troviamo di fronte questo spettacolo....
il tempo di dire a Paola "vado, li spacco e torno" che, munito di calzari (il fondale è fastidiosamente popolato di ricci di mare e rocce che, se pur non reef vero e proprio, rendono infernale, come mi accorgerò alla fine, la rientrata), mi metto subito sulla seconda sezione dell'onda a metà baia per vedere come stanno le cose. Il posto pullula di locals, di australiani in pensione e australiani in vacanza da scuola..... i locals pesano di norma la metà degli occidentali, il che in questo caso si rivela un vantaggio, visto che riescono a partire su tutto, e letteralmente li vedi fare numeri tipo aerial 360 che non avevo visto dal vivo prima.... è un attimo: la folla, particolarmente di alto livello, i wipeout dei giorni precedenti, il buco dell'ozono.... insomma mi blocco! Non riesco a partire su niente, sono in uno stato confusionale e di evidente difficoltà in quello che è sempre stato il tipico posto dei miei sogni: un point dalle onde lunghe, lente e piatte! E' come in quei sogni in cui cerchi di comporre un numero telefonico e non ci riesci mai, e ti svegli incazzato come Paperino.... Provo di tutto, alla fine resto intrappolato nell'inside proprio sulla punta, dove butto altra saponata sulle ferite del giorno prima, ma tanto ormai non sento più niente dall'incazzatura!!! Un Oz viene dalle mie parti e mi fa notare che se voglio rientrare non è quella la direzione giusta ed io, con sforzo sovrumano, evito di bestemmiargli in faccia e ribardirgli "che lo sanno pure i raccoglitori di riso da dove si rientra...". Anzi, con pazienza Zen lo ringrazio e mi rimetto a remare. E' una delle giornate piu umilianti, forse coronata da due chiacchiere scambiate con un tedesco (si, non state leggendo male) che se la surfa allegramente e mi dice che si sente un po' ancora legato visto che è la terza uscita dopo 4 mesi di inattività.... La mia autostima raggiunge la non lontanissima Fossa delle Marianne, ci mancano solo le gioppe di Kuta Beach che si fanno fa' le foto con il segno Victory con le dita in piedi sugli schiumoni... madonna quanto li odio...! Solo quando ormai decido di uscire prendo una sinistrina talmente corta che non riesco a lavarmi quel sapore amaro dalla bocca....

giovedi, 3 luglio
decido, alla luce delle debacle precedenti, di "riflettere" un po' e di passare del tempo a Kuta in alta marea. Finalmente la swell sembra essersi calmata, c'è un metrino lisciato dal costante vento offshore e, soprattutto, ci sono 13'421 persone in acqua, comprese le giapponesi di cui sopra. Poiché siamo a pochi passi dall'Hard Rock Café, mi viene da pensare seriamente che da qualche parte ci sia anche un tabellone che, come a L.A., aggiorna in tempo reale il numero di bagnanti che decidono di affrontare i frangenti insieme a me.
La giornata è decisamente piu tranquilla, anche se l'incubo delle serrande sopra la testa ricorre continuamente; in acqua c'è persino una ragazza romana che, beata lei, gira da un po' di tempo (da Byron Bay fino a non so dove....) con un MacTavish long con cui surfa decisamente con grazia e stile. Scambiamo due chiacchiere e si unisce anche un francese, Gilles, con cui faccio amicizia. Gilles vive tra Parigi e Bali, si occupa di acquistare merce da quelle parti e rivenderla, con un discreto margine, in Europa. Il mio accento stile Cluseau mi fa guadagnare un po' di compagnia per le surfate dei giorni successivi. Tra un'ondarella tranquilla e un'altra ci mettiamo d'accordo per surfare insieme i reef dell'aereoporto il giorno successivo: rendez-vous alla fine di Kuta, presso i barchini dei pescatori che per qualche Rupiah ti portano ai reef e ti vengono a riprendere ad un'ora prestabilita.


venerdi, 4 luglio
l'appuntamento con Gilles è alle 8 e mezza, il tempo di cerare le tavole e remiamo verso la barca che ci aspetta al largo. I barchini sono piccoli, più stretti dei Dhoni maldiviani, mentre ci dirigiamo verso i break ho la merda agli occhi, per dirla con un francesismo... Attraversiamo Kuta Reef che lavora un po' disturbata dal vento, Middles che invece non è male, e dopo un po' arriviamo a Airport Left, che avevo già notato al momento del touchdown dal finestrino dell'aereo al nostro arrivo. L'onda è decisamente maldiviana, una Lohi's più veloce e che spesso si riforma in una seconda sezione. Il bello è che il reef non lo tocchi mai (a meno di clamorosi wipeout o di stare nel vero inside) anche con la bassa marea. Appena sul lineup mi parte avanti una specie di Shrieck dotato di longboard, che ovviamente si frantuma subito dopo l'onda e mi liscia per benino.... questo mi blocca un po', come se non bastasse.... il mio amico francese però mi dà la carica e finalmente surfo un'onda decente, per quanto rovinata da, indovinate un po'?, un giapponese maledetto che mi parte qualche metro avanti e mi chiede scusa ignorando i miei richiami a Hiroshima molto poco politically correct.
Comunque la giornata è positiva, mi tornano in mente i giorni di Lohifushi con il rientro in Dhoni dopo le mitiche surfate a Jail's o Sultan's con il resto degli amici, che qui mi sono mancati non poco...

sabato, 5 luglio
si bissa, stessa spiaggia stesso mare, anzi quello no, visto che nel frattempo la swell ha ripreso a pompare. dai 5 piedi del giorno precedente si passa ai 6 della mattina. Le onde sono un po' piu veloci, faccio più fatica ma alla fine vengo incoronato King of Wipeouts grazie ad un poderoso tentativo di remata sul ricciolo di quella che verrà definita dagli australiani che erano li l'onda piu bella della session.... Al ritorno, sul barchino, uno di questi, Mik, guarda la mia pinna centrale da 7.5 un po' esterefatto e mi chiede "did you surf with THAT?". Rientrando a riva, mi propone uno scambio con la sua thruster 6.4 x 19 x 2,5 e li mi accorgo di quanto abbia sbagliato decisamente tavola per quelle onde: Mik ha il mio fisico, 80 kg per 178 cm, e in effetti non è poi così malaccio remare sulla sua short. Lui, al contrario, prova la mia poveretta su quello che definisce "board cracking material" e me la restituisce senza successo, dicendomi, con forte accento di Sydney bassa: "mate, yar board looks lika boaeat" ("me pare na barca", ndt)


domenica, 6 luglio
Anche a Legian beach si comincia a sentire l'arrivo della swell che, a detta delle carte su internet e dei commenti sul barchino del giorno prima, sarà ancora più grossa (qualcuno parla di 12 piedi, corre voce che abbia segnato anche Zoff su calcio d'angolo). Me la surfo comunque allegramente...


lunedì, 7 luglio
I miei programmi a questo punto sono chiari, lascio i 4 metri ai professionisti e, da "turista del surf" quale sono, mi dedico alla visita del resto di questa stupenda isola. Tappa ad Ubud, un'area non meglio definita al centro dell'isola che pullula di artisti (anche occidentali trasferitisi qui sull'eco dell'onda residuale degli hippy che popolavano Bali nei suoi anni più affascinanti, gli anni '70 per intenderci, prima che il posto cominciasse ad autodistruggersi cedendo alle tentazioni del turismo di massa, soprattutto quello australiano di "atleti" del surf e bevitori di birra ghiacciata) e visita al vulcano.

martedi
, 8 luglio
di nuovo a Kuta, visto che sia io che la dolce metà eravamo abbastanza stanchi di contrattare un "transport" verso Dreamland.... giornata ordinaria a surfare i beach break davanti all'hotel, qualche onda discreta surfata soprattutto verso la fine, e resto della giornata trascorsa tra letture in piscina e giri vari per mercatini.....



mercoledi
, 9 luglio
è il giorno della partenza, ma prima di lasciare l'hotel riesco a fare l'ultima pucciata all'alba; dall'hotel verso halfways è una passeggiata di dieci minuti.... sulla spiaggia incrocio joggers e surfisti, halways è un picco che produce sinistre e destre che non terminano in close out come gli altri posti; un'ultima ora di surf prima di congedarmi con il posto, poca gente in acqua e il magone che comincia a salire...

Conclusioni
Bali è un posto incredibile, te ne accorgi già all'arrivo in aereoporto quando, in fila per pagare la tassa di soggiorno, ti travolge la musica tipica che ti sembra proiettare direttamente in un sogno esotico, seguendoti fino all'arrivo all'hotel, quando dei ragazzi sempre sorridenti e vestiti con i sarong (pareo tipici del luogo) ti accompagnano alla tua stanza. L'architettura è indescrivibile, anche le case più umili, ma sempre rispettose della tradizione balinese, ti affascinano con i loro muri bassi, le varie abitazioni interne disposte seguendo la forma del corpo umano, il tempietto di famiglia, le statue dei mostri disposte all'ingresso a scacciare via i demoni. La gente lo è altrettanto, sempre sorridente, soprattutto davanti ad una macchina fotografica (succederebbe qui? meditate gente), sempre disponibile. Anche troppo, magari.... Le risaie del centro dell'isola ti lasciano senza fiato. Ma questo Paese, non dimentichiamolo, è comunque povero, l'isola è l'unica a religione prevalentemente induista in quello che è il paese musulmano più densamente popolato del pianeta, i rapporti (soprattutto dopo gli attentati terroristici) tra le due religioni, guarda caso, non sono idilliaci, e non per colpa dei balinesi, sembra... Quindi il consiglio più importante prima di partire, oltre a quello di preparare un thruster 6.6 stretto e veloce (e NON una single fin larga e pesante, e soprattutto NON verde...*) ed un analogo 6.4 per i giorni piu tranquilli, è quello di lasciarsi a casa lo stress, la fretta, l'ansia, la voglia di silenzio.... si, perchè a Bali non troverete il silenzio, vuoi per il ruggire delle onde che si infrangono sul reef a Ulu piuttosto che sulla secca di Kuta, vuoi per il traffico incredibile, vuoi perchè non appena atterrati sarete circondati da decine di persone che cercheranno di vendervi qualunque cosa, da un passaggio ad un day trip, da una t-shirt ad un massaggio ai piedi, dalla mariuana alle pasticche (quelli sono i più matti di tutti, visto che da quelle parti per spaccio rischiano la pena capitale....). E' vero, a volte li vorrete mandare a quel paese (Sulawesi?), ma fermatevi un attimo e riflettete meglio sui motivi della loro insistenza, e se questo non basta pensate a quanto vi costerebbe un trasporto in Taxi qui a Milano, e se neanche questo basta, fermatevi a godere del sorriso dei bambini che vi regaleranno per strada....

Al surfista che decide di fare un trip a Bali, oltre ai consigli di sopra sul quiver e sui colori degli shorts da portarsi dietro, suggerisco anche un bel bagno di umiltà prima di salire sull'aereo. L'Indonesia è terra delle onde più belle ma anche difficili al mondo, questo lo sanno tutti e in acqua il livello è impressionante; preparatevi alla folla, una folla non di boe galleggianti brave solo a raccontare quello che (non) hanno combinato in acqua, a cui siamo
spesso abituati negli spot italiani. Gli aussies sono ad un livello stellare (persino troppo, avendo trasformato il surf in uno "sport" a cui si conformano usando le stesse tavole, vestendo alla stessa maniera, facendo le stesse - incredibili - manovre, ruttando alla stessa tonalità quando bevono la loro Bintang) e sono altamente competitivi, oltre ad essere a sole 6 ore di volo da Bali. Preparatevi ad onde veloci e potenti. Qui non c'è tempo per le chiacchiere, se surfi bene rischi di prendere le onde della vita, altrimenti impari a rispettare il mare e soprattutto torni a casa con un pizzico di esperienza in più, che ti fa guardare all'orizzonte con un po' più di attenzione di prima.

Ci tornerò, magari con una casa da arredare prima o poi (i mobili indonesiani sono superbi).

PS per altre (tante, troppe) foto di Bali e Singapore, fatevi un giro tra qualche giorno sul mio fotoblog, www.blacktaped.blogspot.com



* una leggenda locale racconta che la Regina Dei Mari del Sud, come ho scoperto prima di partire ma a tavola ormai impacchettata, sia innamorata dei surfisti che portino dietro qualcosa di verde (i.e. boardshorts, lycra, o tavole....) e che li catturi negli abissi non restituendoli più alla terra.... questo spiega probabilmente l'incredibile durata di certi holdowns, dicasi SCIACQUONI, che ho raccontato sopra!